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Ecotipi Locali e Rusticità: mito o realtà?

Che cosa si intende per rusticità?

Si tratta il più delle volte di razze animali o specie vegetali qualificate come "Vecchie", che rimandano alla nozione di ceppo, allontanando tutte le nozioni di ibridazione o organismo geneticamente modificato. Per appartenere a questo primo criterio, la razza rustica dev'essere rimasta per un periodo molto lungo di tempo in un settore geografico ben definito in grado di garantire un minimo di omogeneità delle popolazioni ospitate. Questa presenza unica e duratura su di un area geografica determinata modifica progressivamente i comportamenti della specie animale, portandoli ad un equilibrio con il biotipo in cui essa vive. 

Cos'è successo?

La diffusione sempre più facile delle informazioni ha prima permesso di conoscere e di apprezzare le qualità di razze di api che non erano familiari e naturalmente gli apicoltori hanno concluso che ... l'erba sul prato del vicino era più verde... I trasporti ed internet hanno messo alla portata di tutti ogni razza di api, e gli apicoltori sono divenuti dei collezzionisti. Per ultimo, con l'accelerazione e l'aumento della mortalità delle colonie, è diventato urgente far viaggiare molti sciami in giro per il mondo, al fine di ricostituire i patrimoni apistici devastati.
Tutto questo è successo molto in fretta a dispetto di due grandi regole:
  • l'ibridazione non apporta un reale miglioramento che nella prima generazione, e senza il controllo dei fuchi  gli incroci tra razze lontane sono permanenti, aleatori e più spesso inadatti all'ecosistema locale,
  • l'introduzione di api dovrebbe rispettare delle garanzie sanitarie rigorose, cosa che non è mai stata rispettata per i virus.
Ed eccoci al giorno d'oggi in possesso di una formidabile collezione di virus che minacciano in permanenza il nostro patrimonio apistico. La loro diffusione ed il loro impatto sulla salute delle api li rendono molto più pericolosi dell'agente della Peste Americana. I virus sono molto contagiosi, difficili da rilevare nello stato di parassiti intracellulari e capaci di provocare mortalità molto importanti in tutti i momenti.

Si può ancora credere alla rusticità?

Deve necessariamente essere un "affare collettivo", il che significa quanto meno regionale e, garanzie sanitarie incluse, dovrebbe permettere di ricostituire i fenotipi in via di estinzione. La "rusticità" può essere ritrovata, ma non può essere il lavoro di un singolo ma un lavoro di gruppo fatto da genetisti, patologi e apicoltori molto preparati e disciplinati!
La perdita della rusticità è un errore che dobbiamo riparare poiché abbiamo dimenticato il cotesto nel quale essa si è costruita e mantenuta. In effetti questa rusticità così spesso evocata, non è altro che il risultato della non mobilità del patrimonio apistico, del suo progressivo e lento adattamento ai biotipi locali, del fragile equilibrio in presenza di un numero limitato di virus.
La rusticità dev'essere ridefinita e probabilmente privata della sua utopia: in effetti, non esiste alcuna razza capace di adattarsi istantaneamente ad ogni ambiente. Ma esistono in ogni razza delle linee più performanti di altre nel lavoro, nel comportamento, nella resistenza alle malattie. Queste caratteristiche sono per la maggior parte fortemente ereditarie: si pone quindi nuovamente la questione della selezione e dei mezzi necessari a realizzarla.
Il concetto di rusticità deve riportarci alla saggezza ed alla coerenza delle nostre pratiche, non all'illusione di una razza ideale.
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